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Posts Tagged ‘Italia’

Sezione didattica – il web

sqcuola_di_blog_online

In un periodo in cui mancano le strutture, la formazione è considerata il fanalino di coda di tutto il sistema italiano e la “deculturalizzazione” è all’ordine del giorno… Perché non pensare di dare spazio e voce al merito? È con questo obiettivo primario che la SQcuola di blog prende il via: la presentazione ufficiale è prevista per giovedì 31 marzo presso Presso la Sala Conferenze di Concommercio a Modena (qui trovate il programma completo)

Ebbene sì, il master sarà online e aperto gratuitamente a trenta partecipanti (reclutati attraverso una selezione svolta su piattaforma edotto: a questo link i dettagli della procedura).

Idea innovativa? Probabilmente sì visto che in Italia non ha precedenti. Raccogliamo dunque una sfida impegnativa proponendoci l’obiettivo di formare persone motivate sul “luogo virtuale della blogosfera” offrendo loro la possibilità di esplorare più a fondo un mondo che può essere alla portata di tutti. Il luogo di incontro sarà proprio una scuola virtuale ricreata a partire dal modello concreto della scuola reale: personaggi comuni quali studenti, docenti e bidelli interagiranno tra loro dando vita a relazioni trasversali volte allo sviluppo del gruppo come unità portante dell’intero progetto. Crescere come individui per crescere come gruppo, la società del futuro è a portata di mouse!

Vi starete forse chiedendo perché parlo al plurale? Ma come, non l’avete capito? Anche il sottoscritto fa parte della componente dei docenti formatori del master; era chiaro no? 😉 Personalmente mi occuperò dell’idea del Blog, focalizzando l’attenzione sugli elementi costitutivi della blogosfera: dal titolo del blog all’organizzazione dei contenuti di post e pagine, in un piano didattico certamente ricco ed invitante. Sarò di parte? Non vi resta che controllare con i vostri occhi a questo link!

Buon web a tutti!

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La Pillola Rossa

Ed io dovrei battermi per una scuola così? Per un’Italia così? E che scuola, una vera sQuola! E che Italia, una vera Padania!

«In fondo la storia è molto semplice: una bambina di quattro anni lasciata senza pasto, nella mensa del suo asilo, e rimandata a casa per volontà di un sindaco. In fondo questa è una nuova, piccola, storia feroce, una storia di uomini coraggiosi che si mettono a fare la guerra ai bambini». Così il Fatto Quotidiano comincia l’articolo Il sindaco leghista ordina “Non fatela mangiare” che descrive nei dettagli la storia di una “belva umana” che ha minacciato di far licenziare le maestre della Scuola dell’Infanzia di Fossalta di Piave (VE) semplicemente perché “colpevoli” di un gesto di solidarietà umana nei confronti di una bimba africana di quattro anni, i cui genitori non potevano più permettersi di pagare il servizio mensa: le maestre rinunciavano a turno al proprio pasto (a cui ciascun insegnante ha diritto) e lo cedevano all’alunna. Altro che medaglia al merito, il primo cittadino (ironia della sorte questo è il suo titolo) con una lettera delirante – in cui, fra le altre cose, si legge: «Si sottolinea che il personale non può cedere il proprio pasto senza incorrere in un danno erariale per il comune di Fossalta di Piave» – ha indotto la direttrice della scuola “il flauto magico” ad emanare un ordine di servizio nei loro confronti per impedire tale pratica. Come se essere umani costituisse reato!

Fortunatamente la storia si è conclusa bene grazie all’intervento dei genitori degli altri bambini (Quella bimba non resterà più senza mensa) ma resta l’amarezza di un’ordinaria crudeltà per la quale non possono non tornare alla mente le parole di Addio di Francesco Guccini:

perché, per colpa d’altri, vada come vada,
a volte mi vergogno di fare il mio mestiere.

Io dico addio a tutte le vostre cazzate infinite!

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Lo scacciasogni

Intermezzo – poesia

un posto chiamato casa? sogni!

Il futuro? Solo un sogno!

Era bello il mondo… quando si poteva sognare!

Ora quei sogni son svaniti, infranti come un calice di cristallo caduto per strada col vino non ancora versato.

L’Italia non possiamo cambiarla, il Mondo nemmeno.

Ma come è difficile scegliere un posto e chiamarlo casa!

D’altronde viviamo come Soldati di Ungaretti:

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie

Leggi anche:

Pensando a… Ungaretti

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La Pillola Rossa

Parma 4 luglio 2010

Cosa ci fanno a Parma 65 persone (tra docenti e genitori di alunni) provenienti da tutta Italia e riunitesi di luglio e per giunta di domenica? Sono tutti impazziti o evidentemente c’è qualcosa che non va nella scuola che ci stanno propinando quei signori della stanza dei bottoni? Ma insomma, nessuno tra loro aveva di meglio da fare che mettersi in viaggio dalla propria città (e parliamo di persone venute da: Bologna, Carpi, Ferrara, Genova, Livorno, Lucca, Milano, Mirandola, Modena, Napoli, Novara, Padova, Parma, Piacenza, Roma, Terni, Torino, Versilia, Vicenza!) per raggiungere questa cittadina emiliana?
Evidentemente hanno tutti ritenuto più importante anteporre il futuro della scuola pubblica alle proprie esigenze personali! Pura follia? E chissà?! Certo è che in sottofondo musicale salgono in alto le parole di una nota canzone cantata da Ligabue, Jovanotti e Pelù, Il mio nome è mai più:

«C’era una volta la mia vita
c’era una volta la mia casa
c’era una volta e voglio che sia ancora.
E voglio il nome di chi si impegna
a fare i conti con la propria vergogna.
Dormite pure voi che avete ancora sogni, sogni, sogni!
»

dormite pure voi che avete ancora SONNO!

Dunque se altri dormono sulle spalle degli italiani noi vigiliamo sul loro operato e diamo il nostro sostegno e le nostre intelligenze per cercare di garantire alle giovani generazioni la speranza di un futuro migliore.

Tra le note positive dell’incontro vi è stata la partecipazione di docenti sia precari sia di ruolo, oltre alla presenza di alcuni genitori che hanno sottolineato con orgoglio il loro essere cittadini prima ancora di essere padri o madri! Non si tratta di un movimento che cerca semplicemente di difendere il posto di lavoro: si tratta di un gruppo di cittadini che si impegna a difendere i diritti di tutti!

Tra le iniziative emerse si è deciso di premere su regioni, province e comuni affinché si costituiscano davanti al TAR – che con un’ordinanza emanata il 25 giugno scorso sospende l’efficacia delle circolari su organici, mobilità iscrizioni fino al 19 luglio – a sostegno dei ricorrenti; l’invito è quello di raccogliere l’adesione di personalità del mondo della cultura e dell’università, di scrittori, attori, registi e musicisti. Diamo tutti il nostro contributo!

C’è però da sottolineare anche una nota negativa: appena arrivati sul posto (quando eravamo ancora in pochi) ci ha raggiunti un poliziotto che, dichiarando la sua appartenenza alla questura del posto, ci ha chiesto informazioni sulla riunione che sarebbe cominciata di lì a poco (ironia della sorte, l’interrogato è stato ancora una volta il nostro buon Francesco).
Che fanno ora, vogliono toglierci anche il sacrosanto diritto alla libertà di associazione? Che facciamo, mettiamo un «bavaglio» preventivo anche tra di noi?
E pensate che l’agente insisteva sul perché non avessimo avvisato preventivamente la polizia della nostra riunione e sull’assurdità del fatto che avessero dovuto apprenderlo solo dalla stampa locale la mattina stessa dell’evento!
Ma da quando in Italia riunirsi costituisce “apologia di reato”? Ora mi chiedo: se voglio far visita ad un amico, prima di recarmi a casa sua, devo avvisare la polizia delle mie intenzioni?

Cogito ergo vituperor!

Leggi anche:

Manifestazione contro la riforma Gelmini: “La classe scoppia”

Modena, scuole superiori in tilt: il blocco degli scrutini è contagioso!

– La scuola in piazza: non tagliarmi, adottami!

Vogliamo una scuola pubblica col segno più: difendiamo la costituzione!

– Gli alunni e la riforma Gelmini: il dritto e il rovescio della medaglia

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La Pillola Rossa

Sciopero dei treni: SNCF-Trenitalia, lavoratori e trasporti diversi?

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
»

Così il nostro caro Dante avrebbe tuonato contro la situazione attuale del nostro Paese.

Oggi in classe parlando della rivoluzione francese mi è venuto da riflettere: i francesi non si son fermati di fronte a nulla; lottavano per la libertà e non si son certo curati dei fiumi di sangue che scorrevano e delle teste che cadevano nella Parigi di fine ‘700!
E il loro spirito battagliero perdura ancora oggi quando si tratta di difendere i propri diritti di fronte ai soprusi. Un esempio? Basta osservare quanto è avvenuto nei giorni scorsi: domenica 18 (e in alcune regioni anche lunedì 19) c’è stato lo sciopero dei treni della SNCF, la società nazionale dei treni francesi (vedi articolo su Le Monde). Cosa c’è di strano? Assolutamente nulla, i ferrovieri esercitano il proprio diritto allo sciopero! Ma la data in questione non vi ricorda proprio nulla? Il week-end appena trascorso coincideva con l’inizio delle vacanze scolastiche per diverse migliaia di studenti ed in più la natura ha voluto che il vulcano islandese con le sue ceneri bloccasse tutti i voli nordeuropei… Sciopero rinviato dunque? Ma niente affatto! Tutto si è svolto secondo il copione previsto; anzi, decisamente meglio visto i maggiori disagi provocati per la situazione di emergenza naturale!

Anche l’Italia risponde allo stesso modo? Ma niente affatto! Lo sciopero dei treni di Trenitalia previsto per il 23 aprile è stato rinviato al 28 maggio! (vedi notizia dell’ANSA) Beh, potreste dirmi che noi italiani abbiamo buonsenso nelle situazioni di emergenza… Certo, sarebbe senz’altro vero se non ci fosse di mezzo il notevole incremento di entrate registrato da Trenitalia (grazie all’aggiunta di treni supplementari) in questi giorni di sospensione del traffico aereo. Ancora una volta sindacati e lavoratori si chinano con riverenza al dio denaro dei datori di lavoro, altro che diritti dei lavoratori!

«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
»
(Purgatorio VI, vv.76-78)

Leggi anche:

La Divina Commedia, la Costituzione, l’Italia e il Lavoro

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La Pillola Rossa – Poesia

«Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente
».

Son queste le edificanti parole che un qualsiasi cittadino italiano trova oggi «scritte al sommo d’una porta» che lo introduce al mondo del lavoro. Terrificato dal loro duro senso, cerca in ogni modo di arrivare al fondo dell’iscrizione, speranzoso di trovare una seppur magra consolazione, una scappatoia. Ma la fine dei suoi sogni non tarda a presentarsi ai suoi occhi: «Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate».

Con tenacità imperterrita cerca comunque di attraversare la soglia: la realtà non può essere così terribile come viene descritta. Allora, bando ai pregiudizi, decide di sperimentare in prima persona questo mondo che lo interessa oltremodo: solo così potrà costruirsi una vita sua propria di cui essere il vero protagonista… è la sola chiave della sua libertà!

D’altronde dalla sua parte si ricorda di avere uno dei testi più importanti della Repubblica Italiana: la Costituzione. E per infondersi coraggio comincia ad elencare nella sua mente alcuni punti dei Principi fondamentali di tale testo:

Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità […].

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. […]

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. […]

Rincuorato da tali ricordi, affronta con meno timore le sue esperienze di ricerca del tanto agognato lavoro…

. . .

. . .

. . .

…il vuoto…

. . .

. . .

. . .

E, dopo aver toccato con mano la dura triste e amara realtà italiana, non può che concludere con la stessa riflessione dantesca:

«Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai
».

« Elezioni: la politica italiana e la censura

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Nonostante la clamorosa marcia indietro fatta apportando delle opportune modifiche al testo [vedi], il Decreto Romani (che avrebbe istituito un “filtro” di controllo sull’uso di Internet in Italia [vedi]) continua a suscitare perplessità.

Se per ora il pericolo sembra scampato, non si può certo star tranquilli per il futuro. Infatti, stando a quanto afferma Zambardino sul blog di Repubblica.it, il decreto Romani parlerebbe di «siti pericolosi contenuti in un elenco».

La questione a questo punto è la seguente: «Chi decide della liceità di una forma di espressione?» E dunque quale organismo stilerà tale lista?

Chi?

E soprattutto perché delegare ad organismi speciali il controllo sul web? Perché, secondo i “nostri rappresentanti”, non bastano le leggi ordinarie per la sua gestione? Si tratta forse di un altro pianeta-stato abitato da extra-terrestri?

Facciamo attenzione: si parla di liste di siti pericolosi… Ma non è che si vogliono rimettere in piedi le famose liste di proscrizione emanate da Silla ai tempi dell’antica Roma?

Parentesi storica.
Chi era Silla? Un aristocratico romano che, in piena repubblica, si fece assegnare a tempo indeterminato la carica di dittatore per la riforma dello Stato.
La sua prima preoccupazione? Liberarsi degli avversari politici attraverso l’istituzione delle cosiddette liste di proscrizione, elenchi pubblici di nemici dello Stato che chiunque poteva tranquillamente uccidere (ricevendo addirittura una ricompensa).
Fine della parentesi storica…

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Pubblicato anche su Prove tecniche di società civile

Giorni intensi per la Scuola italiana: il Consiglio dei Ministri del prossimo venerdì 22 gennaio dovrebbe approvare la riforma della scuola superiore.

Cosa bolle in pentola? Due gli ingredienti principali:

  1. abbassamento dell’obbligo scolastico a 15 anni;

  2. scomparsa della geografia dai curricula scolastici.

Che ricetta sarà mai questa?

Non abbiamo alcun dubbio, si tratta di una nuova pietanza italiana che si distingue nettamente dalla linea culturale europea – d’altronde la cucina italiana ha sempre fatto scuola in Europa, o sbaglio?

Se pensiamo che «nel 2003, una comunicazione della Commissione europea considerava “imperativo categorico” l’investimento efficiente nell’istruzione e nella formazione», ci rendiamo perfettamente conto della posizione esplicitamente controcorrente assunta dal nostro governo.

Già prima, nel marzo 2000, il Consiglio europeo di Lisbona aveva «”ribadito che il futuro dell’economia (e della società) europea sarebbe dipeso dalle abilità dei suoi cittadini e che queste a loro volta avrebbero richiesto un aggiornamento continuativo caratteristico delle società basate sulla conoscenza”». (Articolo su la Repubblica.it) È quanto mai chiaro: il nostro futuro (di italiani) dipenderà dalla nostra abilità di… salvarci!

Insomma con questa mossa della riduzione dell’età dell’obbligo, in un sol colpo, il governo otterrebbe due grossi risultati: un abbassamento culturale delle nuove generazioni e un minor bisogno di insegnanti (logica conseguenza della diminuzione degli alunni)!

E per la scomparsa della geografia dai curricula scolastici? Non c’è alcun problema: oggi disponiamo del Gps! Con tutte le conseguenze che ne derivano…

«La società del Gps è popolata di persone etero-dirette, che si muovono senza un disegno, né un progetto. Non sanno dove andare e neppure dove sono. Questa società – questa scuola – non ha bisogno di geografia, né di geografi. Ma neppure della storia: visto che la geografia spiega la storia e viceversa. Questa società – questa scuola – questo paese: dove il tempo si è fermato e il territorio è scomparso. Dove le persone stanno ferme. Nello stesso punto e nello stesso istante. In attesa che il Gps parli. E ci indichi la strada». (Se dalla scuola (per legge) scompare la geografia su Repubblica.it)

Ma visto che bisogna tagliare ancora sulla scuola, perché il ministro non ha pensato ad una riforma dell’ortografia? Si potrebbe rendere obbligatorio scrivere k per ch, x al posto di per, e così via… (ecc, scusate!) Insomma, tagliando sulle lettere da scrivere avremmo un sensibile risparmio… d’inchiostro!

Il crocifisso italiano: facciamo chiarezza »

« La guerra di Google

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«Sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora». Così cantava Fabrizio De Andrè nella sua canzone, La guerra di Piero.

Travisando volutamente le intenzioni del testo di De Andrè (di una chiara riflessione contro la guerra), usiamo questo incitamento per sostenere Google in coro. Ma la nostra è una guerra pacifica: è la guerra dell’informazione; della libera informazione.

Insomma, siamo alla Google war! È così che qualche giorno fa Vittorio Zambardino titolava il suo articolo sul blog di la Repubblica.

Cosa sia mai successo? Ebbene, Google ha minacciato di abbandonare la Cina dopo aver subito attacchi sempre più frequenti da parte di hacker cinesi che, secondo Federico Rampini, si sospetta siano al servizio della censura di Stato (vedi l’articolo su la Repubblica).

Di fronte a questi fatti Google non è stata a guardare ed ha eliminato dalla sua piattaforma ogni tipo di software dedicato alle attività di “filtraggio”, cioè di censura dei contenuti nei risultati delle ricerche, così come era stabilito dai precedenti accordi col governo cinese. E, per la prima volta nella storia, ora il Dalai Lama è visibile anche sulle pagine di ricerca di Google Cina.

È indubbio che dietro questa mossa si nascondano interessi di marketing. Ma si tratta anche di un’operazione politico-culturale in pieno stile: appoggiata dalla Casa Bianca, Google sta parlando al mondo intero, Europa compresa e in modo particolare, «guarda caso, all’Italia e alla Francia, dove legislatore e azioni giudiziarie stanno mettendo a serio rischio l’operatività di Google come piattaforma di libera espressione dei cittadini. È il problema del quadro della politica e delle leggi che entrano in conflitto diretto con l’industria digitale per difendere interessi “nazionali”». Anche il Guardian ne parla con un articolo di Rebecca MacKinnon.

E se Google dà avvisaglie di malcontento, qualche imposizione (o tentativo di imposizione) da parte del nostro governo (e di quello francese) senz’altro l’avrà subita. Signori, corriamo seriamente il rischio di veder ripristinata la “cara” e vecchia censura!

«E mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi un fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole».

C’era una volta… la scuola »

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Ecco alcune riflessioni sul precedente articolo Il sangue degli italiani ha dappertutto lo stesso colore?

Ma ci rendiamo conto del paradosso che si verrebbe a creare?

Se voglio lavorare in Europa, mi basta avere la cittadinanza italiana; se voglio lavorare in Italia, no!

Ma in che razza di Paese viviamo?

E la cosa più triste di tutta la vicenda è che «il disegno di legge dovrebbe trovare il sicuro consenso da parte di alcune regioni del nord, a partire da Lombardia e Veneto, da tempo favorevoli a graduatorie locali, oltre che di alcuni sindacati, come la Uil Scuola e la Gilda degli insegnanti». (APCom)

Ma i sindacati non sono quelle famose organizzazioni che giustificano la loro esistenza per la tutela dei lavoratori?

Docenti di religione di serie A , tutti gli altri di serie E »

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